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Come valutare l’efficacia della formazione obbligatoria: oltre il test finale

 

La formazione obbligatoria è uno degli strumenti principali per tutelare la sicurezza nei luoghi di lavoro, ma spesso viene valutata solo tramite un test finale. Questo tipo di approccio non basta a garantire che i lavoratori applichino davvero quanto imparato. Serve un metodo più solido, capace di misurare l’apprendimento, il comportamento e gli effetti reali sulla performance aziendale.

Soterikon supporta le imprese che vogliono rendere la formazione un’opportunità di miglioramento, non un obbligo da archiviare. Per farlo, è utile adottare strumenti efficaci, modelli strutturati e una logica di monitoraggio continuo. L’obiettivo è verificare non solo che il corso sia stato frequentato e compreso, ma che abbia lasciato un impatto positivo nel tempo.

 

I quattro livelli del modello Kirkpatrick: un sistema per valutare sul serio

Il primo livello riguarda la reazione, cioè la percezione dei partecipanti. Si tratta di raccogliere riscontri su quanto il corso sia stato utile, chiaro e interessante. I dati si raccolgono tramite questionari di gradimento o brevi interviste a caldo, spesso alla fine del corso. Serve a capire se il format scelto ha coinvolto chi ha partecipato, ma non dice ancora nulla su quanto è stato appreso o applicato.

Il secondo livello misura l’apprendimento effettivo: conoscenze, competenze e abilità acquisite. Si verifica con test, esercitazioni, simulazioni o prove pratiche. È il livello in cui si capisce se i contenuti sono stati compresi, se i partecipanti sanno cosa fare, e se sanno spiegare o dimostrare l’uso corretto delle procedure apprese.

Il terzo livello è quello che spesso manca: riguarda il comportamento. In questo caso, si analizza se le persone mettono davvero in pratica quanto imparato. Per farlo si possono usare strumenti come l’osservazione diretta, il confronto con i colleghi, i feedback dei responsabili o dei preposti. Questo passaggio è essenziale per evitare che la formazione resti solo teoria.

Il quarto livello riguarda i risultati organizzativi: tasso di infortuni, qualità del lavoro, errori, assenze, produttività. Non sempre è semplice collegare questi numeri alla formazione, ma se si impostano bene i parametri, è possibile confrontare i dati prima e dopo un percorso formativo e valutare se ci sono stati effetti positivi.

 

Oltre il corso: valutare durante il lavoro, non solo in aula

Una formazione efficace deve proseguire anche dopo il corso. Non si può considerare concluso un percorso quando i partecipanti escono dall’aula o completano un modulo online. Serve una valutazione nel tempo, durante la normale attività lavorativa, per capire se le competenze sono state davvero integrate.

Questo significa osservare se il lavoratore utilizza correttamente i dispositivi, se segue le procedure, se interviene in caso di rischio, se segnala situazioni critiche. L’efficacia della formazione si misura nei comportamenti quotidiani, non nelle risposte corrette di un test.

Per farlo, è utile usare osservazioni strutturate, checklist comportamentali, o strumenti digitali di monitoraggio. Il feedback può venire anche da colleghi, capisquadra o RSPP, che possono aiutare a individuare comportamenti efficaci o segnali di difficoltà.

Questa fase può includere:

  • Simulazioni pratiche sul campo, per verificare l’uso corretto delle attrezzature e dei DPI

  • Interviste brevi o questionari sul posto di lavoro, per capire come vengono percepiti i rischi e applicate le procedure

La raccolta di questi dati consente di correggere eventuali lacune, personalizzare le attività future e integrare la formazione con momenti di confronto e rinforzo.

 

Strumenti per misurare i cambiamenti nei comportamenti

Quando l’obiettivo è valutare se un lavoratore ha modificato davvero il proprio modo di operare, serve uno sguardo concreto e continuo. Non bastano test scritti. È necessario osservare e ascoltare sul campo, con strumenti che aiutino a raccogliere informazioni attendibili.

Tra i più utili troviamo le checklist comportamentali, che consentono di monitorare in modo oggettivo l’applicazione delle procedure. Queste liste riportano azioni specifiche da osservare (es. uso corretto dei DPI, rispetto dei percorsi sicuri) e permettono di verificare se vengono messe in pratica o meno.

Un altro strumento interessante è il reporting anonimo, che consente ai lavoratori di segnalare situazioni rischiose, comportamenti non corretti o difficoltà operative, senza timore di ripercussioni. Questo aiuta a costruire un clima di fiducia e responsabilità condivisa.

Anche gli indicatori aziendali possono essere utili: se dopo una formazione su un tema specifico si riduce il numero di incidenti, errori o assenze, è probabile che ci sia stato un cambiamento concreto. Questo tipo di analisi richiede dati storici e una lettura attenta, ma può restituire informazioni preziose.

Infine, si possono usare interviste individuali, feedback 360° e software di gestione che integrano i risultati formativi con i dati operativi. Questi strumenti digitali aiutano a vedere il quadro completo, facilitano il confronto tra reparti o turni diversi e permettono di aggiornare in tempo reale lo stato della formazione.

 

Integrare la valutazione fin dall’inizio: una scelta strategica

Una valutazione ben fatta non si improvvisa alla fine del corso. Va progettata fin dall’inizio, scegliendo criteri chiari e strumenti coerenti con gli obiettivi. Questo significa definire cosa si vuole ottenere dalla formazione, quali comportamenti si vogliono promuovere e come si misurerà il successo.

Per esempio, se l’obiettivo è migliorare l’uso corretto dei DPI, sarà utile prevedere prove pratiche, osservazioni sul campo e interviste post-formazione. Se invece si lavora sulla gestione dei rischi, si potrà misurare la qualità delle segnalazioni, la partecipazione alle riunioni o la frequenza degli audit interni.

Il coinvolgimento attivo dei lavoratori è un altro elemento chiave. Prevedere momenti in cui i partecipanti possano riflettere su quanto appreso, su cosa hanno cambiato e su cosa li ha aiutati, migliora l’efficacia dell’intero processo. Questa forma di retrospettiva rende la formazione più utile e più personalizzata.

 

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