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Gestione dello stress lavoro-correlato negli operatori sanitari e socio-sanitari durante lo scenario emergenziale SARS-COV-2

Gestione dello stress lavoro-correlato

negli operatori sanitari e socio-sanitari

durante lo scenario emergenziale SARS-COV-2

 

L’emergenza SARS-CoV-2 e le azioni di contrasto messe in atto per contenerla hanno esposto la comunità a condizioni di vita e di lavoro del tutto nuove. Oltre agli effetti psicologici dello stato di emergenza nazionale, gli operatori di area sanitaria e sociosanitaria1 hanno sperimentato specifiche criticità e sono stati esposti a situazioni di disagio e con limitate possibilità di risoluzione (1-3).

La rapidissima evoluzione della pandemia e il conseguente progressivo aggiornamento delle indicazioni operative nazionali e locali ha reso necessaria una continua modifica delle strategie messe in atto, in particolare nelle zone ad elevata prevalenza COVID, impegnando gli operatori ad adattamenti organizzativi altrettanto continui. In alcuni casi nel giro di pochi giorni intere strutture sanitarie, o parti di esse, sono state riorganizzate e completamente dedicate all’emergenza COVID-19 (4).

Gli operatori si sono trovati esposti a fattori di rischio per la propria sicurezza personale ed è stata loro richiesta l’immediata e ripetuta modifica di attività e procedure, ma ancor più di équipe e spazi/luoghi di lavoro, in una situazione totalmente nuova e imprevedibile. Inoltre, le misure necessarie a contrastare la diffusione del virus hanno sovvertito i modi usuali della vicinanza e del contatto, con i pazienti e i parenti, tra operatori, con i propri familiari, rendendo particolarmente difficile ritrovare modi per recuperare le energie, sia fisiche sia emotive. Infine, il differente impatto dell’emergenza SARS-CoV-2 nel territorio nazionale ha determinato scenari locali e conseguentemente esigenze molto diversificate e gli operatori sono stati chiamati ad individuare e sperimentare modalità di intervento adattate agli specifici contesti. Come conseguenza dello scenario emergenziale SARS-CoV-2, gli operatori di area sanitaria e sociosanitaria stanno quindi affrontando esperienze professionali e contesti personali caratterizzati da stress molto elevato, che potrebbero avere rilevanti implicazioni per il loro benessere fisico ed emotivo (5).

L’esposizione al rischio biologico, la iniziale difficoltà generalizzata nel reperimento dei dispositivi di protezione individuale, il carico di lavoro eccessivo e la mancanza di riposo, la gestione di pazienti complessi, l’assenza di cure di dimostrata efficacia, la discrepanza tra bisogni dei pazienti e risorse a disposizione nei momenti di picco sono da considerarsi fattori di stress specifici. Ulteriori fonti di disagio possono includere sentimenti di vulnerabilità o perdita di controllo, la preoccupazione per la propria salute e di diffondere l’infezione ai propri familiari, la mancanza di contatto con le famiglie e ancor più la difficoltà a condividere con loro le emozioni connesse al lavoro, la preoccupazione per l’improvvisa interruzione prolungata delle relazioni con i figli, soprattutto se piccoli (6, 7).

Inoltre, tra i fattori di stress a cui gli operatori sono esposti, vengono riportati l’elevata responsabilità, il carico delle aspettative, la paura di non fare abbastanza e la rabbia verso l’organizzazione, possibili vissuti di colpa in caso di tempo dedicato a sé stessi, l’alterazione della distanza relazionale medico-paziente e fenomeni di stigmatizzazione (1). L’emergenza SARS-CoV-2 ha reso particolarmente difficile la messa in atto delle usuali strategie di gestione dei problemi sia a livello organizzativo/strutturale che individuale. Inoltre, la rapidità e le dimensioni del fenomeno, le tipologie dei bisogni dei malati hanno coinvolto maggiormente alcune categorie di operatori, con limitata possibilità di sostituzione e turnazione. Nelle situazioni di maggiore rilevanza epidemica sono stati cooptati di necessità, seppure a titolo volontario, operatori provenienti da altre Unità Operative per riuscire a garantire l’indispensabile copertura dei turni, con la fatica aggiuntiva di trovarsi ad agire in ambiti clinici anche molto diversi dai propri.

Fonte ISS

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